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opendata

 

10) Quali sono i formati utilizzabili nella codifica dei set di dati?

Per distinguere i diversi formati utilizzabili nella codifica dei set di dati, è stato proposto da Tim Berners Lee, inventore del World Wide Web e primo sostenitore del movimento Open Data a livello internazionale, un modello di catalogazione che li classifica in base alle loro caratteristiche su una scala di valori da 1 a 5, sulla base dell’interoperabilità e della possibilità di ciascun formato di essere trattato automaticamente da una macchina senza alcun vincolo di software (“machine readeable”):

 

  1. livello base costituito da file non strutturati: ad esempio un’immagine in formato grezzo (formati come .gif, .jpg, .png), un documento in formato Microsoft Word, un file in formato Adobe Pdf;
  2. dati strutturati ma codificati con un formato proprietario: ad esempio un documento in formato Microsoft Excel;
  3. dati strutturati e codificati in un formato non proprietario: ad esempio il formato .csv (Comma Separated Values) al posto del formato Microsoft Excel utilizzato nel caso precedente;
  4. dati strutturati e codificati in un formato non proprietario che sono dotati di un URI (Identificatore Univoco di Risorsa) che li rende indirizzabili sulla rete e quindi utilizzabili direttamente online, attraverso l’inclusione in una struttura basata sul modello RDF (Resource Description Framework);
  5. Linked Open Data (LOD), cioè quei dati aperti che dal punto di vista del formato, oltre a rispondere alle caratteristiche indicate al punto precedente presentano anche, nella struttura del dataset, collegamenti ad altri dataset.

 

Il livello considerato minimo perché si possa parlare di Open Data è il n. 3.

 
Per approfondire
 

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